Casa Petrarca, la Solitudine del poeta ritrovata

Damnatio memoriae è una locuzione in lingua latina che significa letteralmente “condanna della memoria”, decretata in Roma antica per cancellare ogni ricordo di figure scomode. Al contrario, il monumento (dal lat. “monumentum” ricordo) è un’opera a celebrazione di persone illustri.

Villa Linterno vive una psicosi schizofrenica: è monumento nazionale vincolato (DM 9.3.99) quale dimora agreste di Francesco Petrarca, eppure subisce la delirante Damnatio memoriae del suo personaggio più illustre. Una sola associazione, CSA Petrarca Onlus, si è fatta carico di tutelarne il Vincolo nel suo nucleo storico (che noi chiamiamo Casa Petrarca). La battaglia di civiltà si è rivelata un’odissea dai risvolti inquietanti per lo sbarramento di un fronte trasversale organizzato che ha intralciato la nostra azione, senza la quale non ci sarebbero più tracce della memoria milanese di Petrarca. Pochi sanno che nella nostra città il Poeta e precursore dell’Umanesimo visse un lungo periodo che copre la maturità della sua vita. Nella quiete agreste del contado, la “Solitudine di Linterno”, riposava dagli impegni di ambasciatore dei Visconti e dalla frenesia che già allora perseguitava la vita di Milano. Delle sue dimore milanesi, Linterno, chiamata fino al ‘600 Infernum toponimo longobardo dal tedesco “fern”, lontano (fondo lontano) è l’unica miracolosamente in piedi grazie all’amore di tanta brava gente che si è passata il testimone della sua difesa per generazioni. Grazie all’abnegazione dedicata a Linterno per tutta la vita da Franco Zamboni, l’agricoltore recentemente scomparso, sopravvive anche il suo antico territorio rurale: stradine, fontanili e marcite rimasti intatti, le stesse atmosfere e i profumi come ai giorni di Petrarca. Nel 1994, quando conobbi casualmente questo luogo in degrado, c’erano tutti i permessi per un devastante “progetto di recupero”, pianificato per demolire l’antico gioiello e sostituirlo con un complesso residenziale, senza che nessuno muovesse un dito. Poi, la battaglia ad oltranza con un gruppo di volontari tesi a difenderla dalla demolizione; una giunta comunale onesta e Linterno fu salvata in extremis dalle ruspe. Almeno, restò in piedi. Quindi, un’azione concertata del nostro gruppo culturale alla riscoperta di documenti, lettere, incunaboli che la identificarono nei secoli come la dimora prediletta di Petrarca. La compianta Annamaria Ambrosioni ci guidò al ritrovamento della pergamena “Carta Investiture”, prima fonte sul binomio “Infernum/Linterno” presso l’Archivio della Canonica di Sant’Ambrogio. Alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, riscoprimmo la lettera autografa di Petrarca “Papiae vicesimus juni ad vesperam raptim” all’amico Modius de Modiis, in cui descrive “Infernum” quale luogo di pace per la sua anima contemplativa. Convegni, giornate di studio, pubblicazioni, il coinvolgimento della scuola “Benedetto Marcello” e dell’Assessore alla Cultura Philippe Daverio, culminarono nel Decreto ministeriale che la vincola come monumento nazionale. Un Vincolo benedetto che tuttora la protegge, essendo censita B2 (edificabile). Nel giugno 2010 pareva fatta: tante battaglie, manifestazioni, petizioni portarono alla meta dell’acquisizione pubblica. L’ultimo proprietario, il mecenate Claudio De Albertis, vincolò un milione di euro al suo restauro. Da questo momento Casa Petrarca entrò nel delirio della Damnatio memoriae. La delibera comunale di recupero, se offriva ampi spazi agli Amici della Linterno, nascondeva tra le pieghe una mela avvelenata: l’oscuramento di ogni riferimento al Poeta e il raschiamento irreversibile delle pareti medievali con le decorazioni sottostanti descritte da più fonti storiche. Contro questo crimine, il gruppo culturale all’origine del Vincolo tranciò il cordone ombelicale e proseguì la sua azione nel CSA Petrarca. Da quel momento iniziò a soffrire le pene del suo toponimo originale: l’Inferno. Sulla dimora petrarchesca esiste un’eccezionale quantità di fonti, che abbiamo raccolto e pubblicato negli anni con il plauso del mondo della Cultura. Sono fonti biografiche, a partire dal primo incunabolo nel centenario della morte del Poeta, realizzato da Pier Candido Decembrio, segretario ducale con libero accesso agli archivi, figlio Uberto Decembrio, già segretario ducale e conoscente del Poeta. Rispetto alle altre 4 dimore petrarchesche (Arezzo, Fontaine de Vaucluse, Selvapiana e Arquà) il nucleo più antico di Linterno è la testimonianza più genuina di Petrarca giunta ai giorni nostri. Nei nostri sogni doveva essere la Perla di Milano nell’ambito di Expo 2015, avendo tutte le condizioni per diventare un centro culturale internazionale: proprietà pubblica, fondi per il restauro e un bel progetto aperto al futuro nell’evento di richiamo mondiale, attraverso uno sponsor e i volontari del Touring Club, a costo zero per le casse comunali. Tutto rimase lettera morta. La Damnatio memoriae si accentuò in occasione del progetto di recupero, da parte di uno staff del Politecnico costato circa mezzo milione di euro (un terzo del budget complessivo). Tutto l’immobile fu analizzato per due anni con costose apparecchiature ma nella relazione progettuale furono ignorate le nostre segnalazioni, oscurata l’essenza del Vincolo, le preziose decorazioni latenti del nucleo antico, omologato con la parte più recente. Addirittura i progettisti si inventarono, per il recupero di un camino abusivo, una canna fumaria che taglia arbitrariamente una parete affrescata. Grazie ai nostri esposti giudiziari e ministeriali, il progetto fu modificato in corso d’opera, un’équipe di restauratori riportò alla luce gli affreschi, definendo l’ambiente “Dimora agreste di pregio” con una storia esclusiva. La tracotanza al potere se ne guardò bene dal fare autocritica e oscurò ai milanesi la scoperta delle imprese araldiche di Casa Petrarca, di cui esemplare è la “Razza”, il sole raggiante visibile sulla vetrata absidale del Duomo ed emblema dei Visconti. La “Razza”, pur senza il dovuto restauro, emerge nel suo splendore a Casa Petrarca assieme ad altre decorazioni a “mezzo fresco”. Qui si respira l’Umanesimo di Petrarca. Irrecuperabile, purtroppo, la “colombina” altro simbolo affrescato troppo vicino al camino abusivo, ideato da Petrarca per il giovane Gian Galeazzo Visconti quale emblema augurale per le nozze con Isabella di Valois.

Linterno è un vero, autentico luogo della memoria e Francesco Petrarca è un riferimento universale. In qualsiasi altro Paese, basterebbe il sospetto della presenza del Poeta per coinvolgere tutte le istituzioni. Da noi perdura, nonostante il Vincolo e la certezza storica, questa infernale Damnatio memoriae che ci auguriamo venga approfondita da una procura. La chiave di lettura potrebbe essere l’immenso valore immobiliare di Linterno e delle sue aree private, tra il Parco delle Cave e la ghiotta area del Centro Sportivo Kennedy che rendono Petrarca e il Vincolo ostacoli alla strategia edificatoria. Concludo con l’ultimo saluto di Luigi Zanzi (1938-2015) docente della metodologia delle scienze storiche nelle università di Genova e Pavia. “Mi sta a cuore rinnovare a tutti Voi del CSA Petrarca la mia più cordiale gratitudine. Mi sento veramente coinvolto in amicizia nella Vostra Associazione che tiene viva strenuamente la memoria di Francesco Petrarca in Milano. Speriamo, e Ve lo auguro con tutte le mie forze, che si riesca a rimediare alla vergognosa ignoranza con cui la città di Milano sta inerte nei confronti di questa, che potrebbe essere una delle grandi ‘rinascite’ di una Milano attenta al suo grande passato culturale. Grazie ancora di cuore”.

A Porta Vercellina, sulle orme dei Pellegrinaggi medievali.

È una piacevole consuetudine di CSA Petrarca Onlus organizzare periodicamente la “Pedalata tra storia e natura, un suggestivo ed inedito viaggio della memoria tra chiese, borghi, cascine e fontanili dell’antica Porta Vercellina che, assieme alle altre cinque Porte, era il fulcro dell’ordinamento civile e militare della città nello splendore comunale di Milano del XII secolo. Questo decentramento, che garantiva un’attenzione capillare alle diverse popolazioni, fu la ‘chiave di volta’ della grandezza di Milano, in cui non esisteva un unico centro ma sei centri autonomi. Ognuna delle sei Porte partiva dal Broletto e comprendeva la regione oltre le mura fuori città, lungo le vie verso il contado. La Porta rappresentava il cuore pulsante del Comune e si distingueva con vessilli ed insegne proprie. Porta Vercellina aveva gli stessi colori che hanno ispirato lo stemma del Municipio 7: ‘superius rubram, inferius albam’ ovvero il rosso e l’argento (in araldica bianco) che simboleggiano rispettivamente la nobiltà e il popolo.

A ricordo di Porta Vercellina, che ha mutato nome in Porta Magenta nel 1859, è rimasto un tratto della strada Vercellina fino a piazza Piemonte, divenuto corso Vercelli dal 1878.

 

Il nostro itinerario parte dalla colonna che sostiene la statua dedicata a Maria di Magdala (Maddalena) in piazza De Angeli, l’ultima memoria fisica di un luogo che porta nella sua storia il toponimo La Maddalena. Le narrazioni evangeliche delineano la figura di Maria Maddalena che, assieme a Maria madre di Gesù e Maria di Cleofa, rimase presente alla morte e alla deposizione di Cristo nella tomba ad opera di Giuseppe di Arimatea. Fu ancora lei, di primo mattino nel primo giorno della settimana, ad andare al sepolcro, portando unguenti per ungere la salma, divenendo così prima testimone della Resurrezione e guadagnandosi l’appellativo di “Apostola degli Apostoli”. Il rione “La Maddalena” era un prospero borgo agricolo, nonostante le ricorrenti inondazioni della Vepra, l’antico nome con cui era conosciuto l’Olona. Nel periodo dei Pellegrinaggi medievali (XII-XIII sec.) viene attestato, nei pressi della colonna, l’hospitale della Maddalena, un ospizio al crocevia di percorsi di transito di pellegrini. La colonna recante la statua della Maddalena, fu eretta da San Carlo Borromeo al tempo della terribile pestilenza che colpì il territorio milanese nel biennio 1576-1577. Poiché nel periodo di quarantena era vietato uscire dalle case, in varie piazze vennero organizzati altari, colonne votive, per la celebrazione delle messe. L’antico hospitale venne soppresso e ricordato in un altare della chiesa di San Pietro in Sala. Nel 1896 alla “Maddalena”, venne edificata la fabbrica tessile De Angeli Frua, uno dei principali centri dell’industria tessile italiana. Dal 1880 il mitico “Gamba de legn”, la tranvia interurbana a vapore, attraversava questo rione fino all’ultima corsa effettuata il 31 agosto 1957. Negli anni Cinquanta la fabbrica si spostò e lasciò vuota l’area, lasciando il posto ad un nuovo e moderno quartiere. “La Maddalena” divenne piazza De Angeli.

 

Procediamo sulla “strada Vercellese”, l’odierna Via Novara, fino a trovare, occultato dalle case incombenti di via Molinazzo, un monumento citato più volte dalle pergamene della Canonica di Sant’Ambrogio. Qui, nei pressi di viale Aretusa, è ancora visibile una chiesetta oggi privata, di aspetto nobile e possente nonostante le dimensioni ridotte. È quanto resta dell’hospitale Sancti Jacobi Zebedei Rathocanum (San Giacomo al Ristoccano). Un testamento del 1152 l’accomuna ai monaci cavalieri di S. Maria del Tempio e l’hospitale di S. Croce. Il Ristoccano era un corso d’acqua che raccoglieva diversi fontanili: le pergamene del tempo lo descrivono attorniato da cascine con mulini, da cui il toponimo sopravvissuto “Molinazzo”. San Giacomo al Ristoccano è legata all’antica Infernum (l’odierna Linterno), molto tempo prima del suo più celebre ospite: Francesco Petrarca, come risulta da un documento testimoniale del 1207. Atti di visite pastorali documentano che la stessa chiesa, nel secolo XVII era dedicata ai Santi Giacomo e Donato; infine ai Santi Filippo e Donato.

 

Nuova suggestiva sosta alla Cascina Torrette di Trenno (Cassina i Torrett) in via Cenni tra la Caserma Santa Barbara e il deposito ATM di via Novara, anticamente attigua alla strada consolare romana “ad Novarium” e il cui nome deriva dalla presenza di una torretta di guardia romana sorta attorno al cippo che delimitava il terzo miglio (il secondo miglio corrispondeva al borgo di San Pietro in Sala).

Nel ‘700 la cascina era di proprietà dei Padri Barnabiti. Nel 2011 si è interrotta la secolare attività agricola, e con essa il prezioso “Museo della fatica” che raccoglieva immagini e strumenti di lavoro, oltre ad un cimelio della II Guerra di indipendenza lasciato nel 1859 dal passaggio delle truppe sabaude e francesi dopo la battaglia di Magenta. La nuova gestione della Cascina è stata affidata a MARE Culturale Urbano, un centro internazionale di innovazione, con l’intento di coniugare la cultura locale con la ricerca contemporanea in un ambito creativo. Il restauro, molto curato, è stato realizzato nel rispetto delle linee originali. All’interno della cascina, si nota un affresco del ‘500 ben restaurato, raffigurante la Madonna col Bambino.

 

Grandi spunti di carattere storico e culturale emergono nella successiva sosta al Borgo antico di Quarto Cagnino, uno dei nuclei urbani più caratteristici del Municipio 7 e dell’intera città. Il borgo ha origini che si perdono nella notte dei tempi: deve infatti il suo nome a “quartum castrum” che indicava il quarto miglio della strada consolare romana diretta nelle Gallie. All’epoca dei Pellegrinaggi medievali, il suo “castrum” in muratura costituiva un sicuro punto di riferimento per i viandanti che, volendo evitare la grande città e relativo pedaggio, si ricongiungevano con il percorso tradizionale della Via Francigena, importante itinerario di pellegrinaggio che attraversava l’Europa da Canterbury verso Roma e la Terrasanta. Nonostante un’edilizia poco rispettosa delle sue antiche vestigia, nel borgo sopravvivono deliziosi cortili con la presenza di antiche colonne. Nel cuore del borgo la caratteristica colonna sormontata da una croce ci ricorda che anche in quel luogo esisteva un lazzaretto, forse precedente a quello della grande peste, probabilmente risalente all’Ordine Militare e Ospedaliero di San Lazzaro di Gerusalemme, per la cura dei lebbrosi e dell’accoglienza dei cavalieri di altri ordini che avevano contratto questa grave malattia.

 

Da questo punto in poi, grande protagonista diventa il Parco delle Cave (Parco Petrarca). Dopo un approfondito focus sui fontanili e le marcite che costituiscono un museo vivente del contado medievale, questo nostro percorso della Memoria si conclude presso Linterno/Infernum, monumento storico legato a Francesco Petrarca di eccezionale interesse culturale e turistico, per cui la nostra associazione ha speso enormi energie nella battaglia a difesa del nucleo più antico e degradato: la dimora del Poeta. A nostro avviso il suo recupero conservativo ad opera di un team del Politecnico, nonostante la cospicua dote per lo scomputo urbanistico, di conservativo ha ben poco, e salta subito all’occhio il paragone con il felice restauro di Torrette di Trenno. La storia di Infernum inizia molto prima di Petrarca, all’epoca dei Pellegrinaggi medievali, quando era insediamento rurale di una comunità monastica, verosimilmente gli stessi fratres templari dell’hospitale di San Giacomo al Ristoccano da cui dipendeva. La novità che è nostro orgoglio comunicare alla cittadinanza è costituita dalle fonti di archeologia medievale scoperte nel nucleo storico a seguito dei nostri esposti giudiziari e ministeriali; le imprese araldiche viscontee affrescate, di cui non c’erano tracce nel progetto iniziale di recupero, sono state riportate alla luce, anche se purtroppo senza il dovuto restauro. Irrecuperabile, invece, la ‘Colombina’, importante testimonianza storica senza protezione e troppo vicina al camino abusivo al piano terreno. À bon droit’ (A buon diritto) è il motto che si accosta a quest’impresa, ideata dal Poeta per Gian Galeazzo Visconti e la colomba della pace è il simbolo ideale per il rientro di Francesco Petrarca nella sua dimora prediletta. In questa prospettiva, CSA Petrarca Onlus ha presentato al Comune di Milano un’idea progettuale con importanti sbocchi turistici: il Museo interattivo, spazio culturale e di incontro in un luogo d’ingresso tra città e campagna. Sarà uno spazio multimediale che accompagnerà il visitatore in un affascinante viaggio nel Medioevo in compagnia del Cantore di Laura.

 

Massimo de Rigo e Simone Sellerio – CSA Petrarca Onlus – www.csapetrarca.it