L’Universo templare, il racconto della conferenza

Tutto il fascino dei Templari nella giornata di studi, giunta alla decima edizione, svoltasi a Casa Petrarca  lo scorso 19 marzo 2023 che ha analizzato con nuovi contributi, il tema sui “Pauperes commilitones Christi templique Salomonici”, trattato nell’ottobre dello scorso anno presso l’Abbazia cistercense di Morimondo.

I relatori Lucia Zemiti, Silvia Motta e Massimo de Rigo hanno illustrato la figura dei Templari, valorosi monaci guerrieri che hanno sacrificato la loro vita nel nome di Dio. Hanno donato al mondo profonde conoscenze in ogni campo del sapere: spirituale, astronomico, astrologico, finanziario e architettonico.

Lucia Zémiti, studiosa di storia medievale, dei Templari e cistercensi, nella sua relazione “I cistercensi alle Crociate” ha sostenuto che i Templari sono sempre stati legati ai monaci Cistercensi.

La figura dei Templari: cavaliere e monaco sullo stesso cavallo. Monaci e valorosi guerrieri. Hugues de Payns (Hugo de Paganis in latino) è il gran Maestro del primo nucleo di cavalieri stabile a Gerusalemme per difendere i pellegrini dai predatori, con l’obiettivo di salvare le loro anime. Si distaccano dai crociati per formare la Militia Dei e, nella regione Champagne, hanno origine sia gli Ordini Cistercense che Templare. Per rafforzare lo spirito dell’ordine, Hugo de Paganis chiede all’abate e teologo francese Bernardo di Chiaravalle, a cui era molto legato, un discorso di esortazione all’armata. Con il trattato “De Laude Novae Militiae” (Lode alla nuova milizia) – composto tra il 1128, anno del concilio di Troyes, ed il 1136, anno della morte di Hugues de Payns – Bernardo sancisce la licenza di uccidere, il Malicidio: i cavalieri templari non uccidevano il nemico ma il male che lo rappresentava, il male insito in lui. La seconda crociata (1147-1150) vede il diretto coinvolgimento dell’ordine cistercense. Nel 1144 cade Edessa e papa Eugenio III commissiona a Bernardo di predicare la Seconda Crociata e concede le medesime indulgenze che il papa Urbano II aveva accordato ai partecipanti della Prima Crociata: guai a chi non insanguina la sua spada! Il fallimento della spedizione viene interpretato come effetto dei peccati dei crociati. L’abbazia francese di Morimond ha dato origine al sito di Morimondo.

Quando i Templari lasciarono la Francia per le ingiuste persecuzioni subite, in Portogallo nacque l’Ordine di Cristo.

Le croci templari cucite sulle vele delle tre caravelle, nel 1492 approdarono in America: i Templari erano sopravvissuti…

Silvia Motta, S.E.A.C., European Society for Astronomy in Culture, ha iniziato il suo intervento con la persecuzione contro i Templari il “venerdì nefasto” 13 ottobre 1307. I loro insediamenti in Europa si estendevano dal Portogallo agli Urali. Adottavano un codice astronomico, con regole a livello esoterico, per lasciare tracce riferite a corpi celesti. Questo codice nascosto permette di riconoscere le loro costruzioni e chiese progettati dai loro Maestri costruttori.

Secondo la scuola di Chartres, la Terra era al centro, il Sole e i pianeti le giravano attorno; l’ultimo era il firmamento. L’abside delle chiese era rivolto ad oriente, la porta ad occidente. I fedeli pregavano verso l’altare ad oriente. Osservavano con molto interesse gli equinozi di marzo e ottobre e i solstizi di giugno e dicembre.

Simbolismo astronomico: nella costruzione di chiese ex novo, la pianta era rettangolare o circolare.

L’allineamento dell’asse della navata era al 25 marzo, l’azimut al 15 luglio. La datazione della costruzione della chiesa viene fornita dai dati astronomici mentre le regole astrologiche erano categoriche con configurazioni planetarie ed orientate sulla data della Pasqua. Utilizzavano il calendario liturgico e i santi erano legati al loro Ordine. Le mansio Templari erano complessi autosufficienti.

Nella chiesetta di Cascina Linterno, l’abside è rivolta a sud, gli assi principali Scorpione, Leone e Vergine: non si evidenziano caratteristiche Templari, ma il suo asse è probabilmente il prolungamento dell’intero corpo dell’edificio preesistente. Fino al 1153 Infernum fu grangia della commenda di Santa Maria del Tempio: ci doveva essere una cappella per i monaci. Analizzando, infine, il territorio adiacente a Cascina Linterno, potrebbe trattarsi di un Nemeton celtico, oggetto quindi di approfondimento.

Massimo de Rigo, presidente di CSA Petrarca Onlus e studioso di esegesi storica e dei pellegrinaggi medievali, espone l’argomento “I frati cavalieri”. I crociati si impadronirono di luoghi sacri agli islamici, tra cui la Cupola della Roccia e la vicina Moschea di Al Aqsa. Si pensava che l’edificio fosse stato costruito sulle antiche rovine del tempio di Salomone. Questo il motivo per cui divenne la sede dell’ordine cavalleresco dei Templari. Al massimo della loro potenza erano organizzati in province con migliaia di Precettorie, Commende, Mansioni e Grange, come quella di Infernum/Linterno. Il primo nucleo proveniva dal Monastero di Santa Maria di Josaphat: erano crociati stanchi di violenze e approdati a una vita contemplativa. Hugo de Paganis divenne il primo gran Maestro del nuovo Ordine di Cavalieri. La loro regola benedettina era: obbedienza, povertà e castità e i loro codici morali andavano oltre il loro valore in battaglia.

Il sigillo templare mostra due cavalieri armati sullo stesso cavallo; il suo significato è esoterico e conferma che nel Tempio esisteva un insegnamento segreto.

Il Beauceant, gonfalone templare, era composto da una banda bianca e una nera che simboleggiava il dualismo monastico e guerriero. Fanno voto di combattimento, castità, obbedienza e povertà personale. La vita monastica aveva momenti di preghiera, comunitari, formazione militare e protezione dei pellegrini. Furono chiamati “i cavalieri del silenzio” per la segretezza delle loro conoscenze e costruivano le loro domus in luoghi energetici, sovente nei pressi di Nemeton celtici.

Hanno lasciato all’umanità la Santa Casa di Nazareth a Loreto, la Sacra Sindone. Un unico filo ricollega l’alchimia, i Templari, il mistero delle cattedrali gotiche, la Santa Sophia, il Graal e nel Dolce Stil Novo ne ritroviamo la sintesi. Nei Fedeli d’amore, legati ai Templari, vi è lo stesso simbolismo della “Donna” vista come Sapienza trascendente.

Sul pavimento della cattedrale di Chartres è raffigurato un labirinto: il percorso è un viaggio alla ricerca del centro dell’essenza, della scintilla divina in noi. Un cammino di purificazione come un pellegrinaggio.

La brava Dumitrita Moraru ha alternato gli interventi con le nobili letture: il Cantico dei Cantici di Salomone e il Salmo 114.

Il pubblico attento e interessato ha riempito la sala, con ulteriori e appassionati interventi. Quando si parla di Templari, tutto è possibile poiché la memoria delle loro gesta è ben viva e tangibile nella nostra vita attuale.

Alla prossima!

A cura di Giuseppina Mazzotti, Lucia Zemiti, Silvia Motta  Massimo de Rigo

Invito alla Conferenza “L’universo templare”

INVITO ALLA CONFERENZA
L’universo templareAspetti inediti dell’Ordine del Tempio
Domenica 19 Marzo 2023 alle ore 15.30

Seminario, giunto alla decima edizione, sui Pauperes commilitones Christi templique Salomonici (Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone). Replica, con nuovi contributi, dell’evento organizzato lo scorso ottobre da CSA Petrarca Onlus presso l’abbazia cistercense di Morimondo. Questa giornata di studi templari si propone di definire tematiche relative ai principi ed ai valori templari, anche sconosciuti. Il complesso religioso, militare, giuridico ed economico del sistema templare, può aver dato luogo ad una concezione globale, una sapienzialità monastica andata perduta con i roghi, le persecuzioni e la ‘damnatio memoriae’ che avvolse l’epopea dei monaci guerrieri. Se a distanza di tanti secoli, l’universo templare è tuttora capace di suscitare interesse e di risvegliare emozioni, è intrinseco un mistero che supera il logorio del tempo e tuttora parla al cuore degli uomini di un’epoca tecnologica.

Lucia Zémiti
I cistercensi alle crociate
Implicazioni spirituali in conflitto con i nuovi religiosi armati 

Silvia Motta
Simbolismo astronomico templare Le peculiari orientazioni astronomiche delle chiese templari

Massimo de Rigo
I frati cavalieri La spiritualità degli ordini religioso-militari 

Laura Viganò
Al Tuo nome da’ gloria Letture recitate 

Evento promosso da CSA Petrarca Onlus www.csapetrarca.it
in collaborazione con: Associazione culturale Panta Rei
Officine Teatrali Scuola dei Mestieri dello Spettacolo

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MOSTRA 
Il Viaggio della Vita ad ovest di Milano 
Pellegrini e Cavalieri del Tempio a Porta Vercellina
Autobus 67 da MM1 Bande Nere . 49 da MM1 Inganni . 63 e 78 da MM1 Bisceglie
Ingresso a offerta libera con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento di posti: info@csapetrarca.it
Info: cel. 339 4448574 – sito web http://csapetrarca.it/

Il racconto della conferenza “Il Mondo dei Celti. Alberi Pietre Fonti, un cammino verso l’infinito”

Grande affluenza di pubblico molto attento all’argomento di questo inedito e interessante evento organizzato da CSA Petrarca sabato 25 febbraio. Le radici celtiche, infatti, vivono ancora in noi.

Saluto del presidente Massimo de Rigo, introduzione all’argomento e presentazione dell’associazione CSA Petrarca: la sua storia e le sue battaglie.

Il presidente presenta Dumitrita Morau, brava lettrice e presentatrice nella Radio dell’università statale e Stefano Crippa, socio di CSA Petrarca, abile suonatore di Bodhrán nel suo intermezzo musicale.

Prende la parola Lucia Zemiti, studiosa di storia medievale e, in particolare, degli ordini monastici cistercensi e Templari con un intervento su “Aurum Tolosano, il tesoro maledetto dei Celti”.

Dopo un rapido excursus sulle origini dei Celti e di come sia più esatto parlare di “Cultura celtica” più che di gruppo etnico, è stato illustrato come, attraverso i rinvenimenti dei siti di La Téne, nella Svizzera occidentale (IV secolo a.C.) e Hallstatt in Austria (VIII secolo a.C.) sia stato possibile studiare usi e costumi dei Celti che, avendo una tradizione culturale orale, sono stati oggetto di malintesi o mistificati da parte degli storici romani o greci che ne hanno descritto per primi la presenza in Europa. I giacimenti di sale di Hallstatt, minerale indispensabile per la conservazione delle carni e quindi alla sopravvivenza dei popoli, permise ai Celti di espandersi in Europa, oltre che con feroci incursioni, anche con il commercio di questa preziosa sostanza. La loro presenza è documentata dal Baltico all’Anatolia, dalle isole britanniche all’Italia, dove hanno lasciato tracce della loro cultura arrivata anche ai giorni nostri. “I Quattro tesori d’Irlanda” ( la spada del re Nuadu, la lancia del dio Lug, la pietra di Fail e la coppa di Dagda) sono stati assorbiti dai Tarocchi diventando spade, bastoni, denari e coppe. E il piccolo popolo delle fate che ha sempre protetto le sacre fonti, è stato” sostituito in seguito dalle Naiadi e dalle Ninfe romane, spodestate infine dalla figura della Vergine Maria con l’avvento del cristianesimo. Abili orafi e metallurgi, hanno tramandato un’arte orafa raffinata sia sui gioielli che sulle armi e proprio all’oro è legata una leggenda che vede i Celti migranti verso l’Anatolia, fermarsi a Delfi e saccheggiarne il sacro tempio di Apollo ricco di tesori votivi. Pare che da allora, questo tesoro si sia ammantato di un’aura funesta che perseguitò i Celti fino al loro rientro a Tolosa dove il bottino venne gettato nelle acque della città come offerta votiva, calmando le ire di Apollo. Ma quest’ira non si calmò neppure quando ad impossessarsi del tesoro furono i Romani capeggiati da Cepione che subì nel giro di pochi anni una clamorosa disfatta ad Orange, la confisca dei beni e l’esilio a Smirne, mentre dell’immenso Tesoro Maledetto si persero le tracce.

Prosegue Massimo de Rigo, Presidente CSA Petrarca Onlus, Coordinatore di convegni e autore di saggi storici. Studioso di esegesi storica e della petrarchesca solitudine di Linterno, con la sua esposizione

“I Celti alle radici del territorio”

Mille anni prima della nascita di Cristo, un’unica grande civiltà dominava l’Europa. Li chiamavano ‘Celti’, ma per i greci gli stessi popoli erano ‘Keltoi’ e per i Romani ’Galli’. Noi oggi viviamo sui loro stessi territori e un intero popolo emerge dalle nebbie del tempo rivelando una cultura ricca e sorprendente.

L’oreficeria è il loro ambito prediletto. Esemplari sono il Triskell, simbolo di perfezione e l’Albero della vita, simbolo di nascita e rinascita. Il calderone di Gundestrup è la sintesi mitologica céltica, alle origini del mito del Graal di re Artù.

L’unità della società celtica era la tribù (il tuath) formata dai clan. Per i Celti l’equilibrio era il numero 3, la giusta misura tra i tre elementi della vita:- la Sapienza – La Forza – l’Amore.

La società celtica era strutturata secondo tre funzioni: la sacerdotale, la regale-guerriera e la lavorativa.

La loro religione era esoterica, un ciclo continuo della vita.

La leggenda narra che i Celti di Belloveso fondarono Medhe-lan nel luogo dove pascolava una scrofa di cinghiale (la scrofa semilanuta) animale sacro alla Dea della Luce. La scrofa divenne il símbolo di Medhe-lan che in latino si trasformò in Medio-lanum. “Medhelan” significa anche “centro di perfezione”: un nemeton, luogo energético, di forma ellittica. L’oppido celtico di Medelhan si intravede ancora nel solco curvilineo di alcune vie limítrofe alla Scala. L’orientamento geografico è a Nord-Est il Resegone e il Monte Rosa a Nord-Ovest. Sono stati individuati altri nemeton ellittici nelle località di Aicurzio, Cascina del Bosco, Biassono e Lomello. Possibile nemeton è l’antichissima area ellittica nel Parco delle Cave, adiacente a Infernum/Linterno, tuttora visibile, in contrasto con la circostante centuriazione romana. L’orientamento è lo stesso di Medhelan: Resegone a Nord-Est e Monte Rosa a Nord-Ovest.

Il sito energetico potrebbe essere il motivo per cui si percepisce un’aura particolare, il motivo per cui Infernum/Linterno fu scelta da Francesco Petrarca come sua dimora prediletta.

Conclude Maria Maffucci, studiosa di spiritualità celtica, in particolare della cultura e dei Clan della Scozia con la relazione “La ruota dell’Anno Celtica“.

Il calendario celtico era diviso in due grandi periodi: la parte scura dell’anno, quella invernale, che cominciava con la Festa di Samhain, il capodanno celtico, e la parte luminosa che cominciava con la festa di Beltane, la vittoria della luce sul buio.

I Celti seguivano un calendario scandito da otto momenti cosmici importanti: le quattro Feste del Fuoco più i solstizi e gli equinozi.

– Samhain o Samonios – 31 ottobre – 1° novembre

Capodanno celtico. In età moderna è noto come Halloween e corrisponde all’arrivo dell’inverno

– Yule – 20 o 21 dicembre

Solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno che prelude al ritorno della luce.  Il Vecchio Sole se ne va e si dà il benvenuto al Sole Bambino che ci illumina e ci scalda con i suoi benefici raggi.

– Imbolc –  1-2 febbraio

Festa della luce crescente legata alla Dea Brigid, guardiana del fuoco sacro. Nota come Candelora o Candlemas

– Ostara – tra il 20 e il 23 marzo

Equinozio di primavera, quando luce e buio sono in equilibrio

Il risveglio della natura equivale anche ad un rinnovamento interiore. In questo periodo è bene porre le basi per nuovi progetti e nuove iniziative.

– Beltane –  30 aprile – 1° maggio

Festa della fertilità e della rinascita della natura. Nota come Calendimaggio che celebra il ritorno della Primavera

– Litha – 21 o 22 giugno

Solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno e festa di Mezza Estate. A Litha si celebra la potenza solare al suo culmine ma anche San Giovanni Battista che, con i suoi fuochi, annuncia l’arrivo dell’estate

– Lughnasadh o Lammas – 31 luglio – 1° agosto

Festa del raccolto e culmine dell’estate. Si celebra l’abbondanza, la prosperità e la gratitudine per i doni ricevuti mentre il sole comincia a declinare

– Mabon –  20 o 21 settembre

Equinozio d’autunno che rappresenta il completamento del raccolto e un momento di ringraziamento mentre si avvicina il periodo buio dell’anno.

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Stefano Crippa, appassionato di musica di area celtica, ha deliziato i partecipanti suonando magistralmente il tamburo celtico Bodhrán, tamburo di pelle di capra percosso con un Tipper, piccolo mazzuolo di legno.

Dumitrita Morau, ha allietato i presenti con le letture di brani celtici:

. L’aldilà celtico, il Sid

. La leggenda del Re Quercia e del Re Agrifoglio

. Il suonatore di cornamusa di Kiel, concludendo con un’antica splendida benedizione celtica:

. Invocazione per la buona fortuna.

(a cura di Giuseppina Mazzotti, Massimo de Rigo, Lucia Zemiti e Maria Maffucci)

Un sincero ringraziamento ai volontari del CSA Petrarca, Mara, Giuseppina, Gino, Giacomo, AnnaMaria, Maria, Stefano e a Laura per i testi scelti e l’appoggio dato al buon esito dell’evento.

Conferenza “Il mondo dei Celti”

Invito all’incontro culturale IL MONDO DEI CELTIAlberi Pietre Fonti, un cammino verso l’infinito
Sabato 25 febbraio 2023 ore 15.30
Villa Linterno del Petrarca . via Fratelli Zoia 194 MI 

Lucia Zèmiti “Aurum tolosano, il tesoro maledetto dei Celti”
Massimo de Rigo “I Celti alle radici del territorio”
Maria Maffucci “La Ruota dell’anno celtica”
Letture recitate a cura di Officine Teatrali
Intermezzo musicale a cura di Stefano Crippa

Gli antichi Celti, guerrieri e sognatori in armonia con la natura.

Nel V secolo a.C., dai passi alpini calò una fiumana di tribù provenienti dall’Europa centrale: erano i Celti. Le più importanti città e migliaia di località della val padana risalgono a quel tempo. Più che di un’invasione si deve parlare di una serie di migrazioni iniziata nel IX secolo a.C., con l’arrivo a ondate successive di gruppi provenienti da diverse aree dell’Europa centrale etnicamente omogenee anche se divise in innumerevoli tribù.

Così gli Insubri occuparono la zona tra Ticino, Adda e Po, stanziandosi anche nel territorio ad ovest della metropoli lombarda, posto sulla loro direttiva di marcia.

Agli Insubri è attribuita la fondazione di Milano (Medhelan) che fu il loro centro principale. Milano fu fondata come luogo sacro posto al centro simbolico del territorio, immagine del Centro del Mondo, punto di congiunzione tra Terra e Cielo, tra le aspettative dell’uomo ed il potere divino in grado di soddisfarle: “polo spirituale” da cui tutto parte e a cui tutto fa ritorno.

In questa dimensione tutto è vissuto come manifestazione divina, “espressione visibile dell’invisibile”. Nel mondo celtico la materia non è che un modo d’essere dello spirito: dei e uomini vivono a stretto contatto. In questo contesto il sacro è rappresentato dalla classe sacerdotale, rappresentata dal “druido” che si occupa di scienza, legge e politica. Lo stesso re celtico esercita il potere come una funzione sacra, con limiti precisi e l’assistenza del druido.

La cultura celtica è una delle fondamenta su cui è sorta l’Europa: in simbiosi con la natura, uomini, piante e animali vivevano in assoluta armonia.

Attorno a queste genti sorsero leggende come il tesoro di Tolosa, bottino maledetto.

Quando la tradizione celtica si mescolò al Cristianesimo, si conservarono alcune simbologie religiose: il vischio, come simbolo augurale di buon auspicio per il nuovo anno; le festività legate al cambio delle stagioni; la ricorrenza dei defunti che coincide con il capodanno celtico (31 ottobre) e si conclude con la festa di chiusura dell’anno agricolo (san Martino).

Nel Medioevo, le saghe cavalleresche sono la naturale prosecuzione dei loro ideali. La fantasia fiabesca dei Celti rivive sia nell’arte, con le decorazioni arabescate che hanno caratterizzato lo stile lombardo, sia nell’emozione della nostra gente per la magia che comunicano le nostre pianure nebbiose, le rogge che solcano la campagna, i luoghi che trasmettono mistero come le fitte boscaglie e le silenziose radure.

( https://www.comune.milano.it/web/municipio-7/-/il-mondo-dei-celti )

Ingresso a offerta libera con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento di posti: info@csapetrarca.it

Autobus 67 da MM1 Bande Nere . 49 da MM1 Inganni . 63 e 78 da MM1 Bisceglie

Il racconto dell’evento “La peste nera”

Sabato 21 gennaio 2023, nell’ambito della rassegna “La parola all’autore”, presso Casa Petrarca di Linterno è stato presentato il saggio storico di Alberto Luongo “La Peste nera. Contagio, crisi e nuovi equilibri nell’Italia del Trecento.”

Massimo de Rigo, Presidente CSA Petrarca, saluta i presenti affermando che il tema affrontato è congeniale alla dimora petrarchesca per due motivi:

– Il 24enne primogenito del Poeta, Giovanni, morì di peste a Milano.

– La calce fatta apporre sui muri affrescati di Casa Petrarca, con la sue proprietà disinfettanti, ha protetto le persone dalla pandemia e gli stessi affreschi che sono stati riscoperti recentemente su azione del CSA Petrarca, unica ad opporsi alla strategia distruttiva della memoria del Poeta nella dimora milanese prediletta.

Introduce Maurizio Cali’, Presidente dell’Associazione Italia Medievale che ha come obiettivo la promozione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico del Medioevo italiano.

Il primo intervento di Maddalena Moglia, ricercatore di storia medievale, precisa che nel 1347 la peste cambia la società italiana: dall’economia all’agricoltura. Molte le reazioni all’epidemia: società al collasso, persone lasciate morire sole, città abbandonate. Da fonti notarili emergono i molti testamenti a favore di familiari o vicini di casa. Altre fonti testimoniamo la chiusura di luoghi di affollamento e iniziative di aiuto alle persone. Torna la devozione per alcuni santi, come san Rocco, invocati in precedenti epidemie.

Il secondo intervento di Paolo Grillo, ordinario di storia medievale, fa un’inquietante assonanza: l’origine asiatica della malattia che si diffonde dai viaggiatori e commercianti. Il frumento e grano provengono dal Mar Nero e, con essi, i roditori. Milano tiene lontana la peste perché ha il proprio grano, chiude le Porte e impone ogni mezzo igienico con un’ottima capacità di resilienza. Che effetti ha avuto la peste oltre al disastro, l’autunno del medioevo? La società, purgata, può ripartire per una nuova crescita. I superstiti stanno meglio perché ereditano dai morti ma anni dopo, la peste ritorna e chi aveva ereditato lascia, a sua volta, in eredità.

L’ultimo intervento dell’autore, Alberto Luongo, docente a contratto, fa una breve sintesi del saggio: la peste del 1347 è un evento inedito, dopo la cosiddetta peste di Giustiniano che, tra VI e VIII secolo, uccise circa 50 milioni di persone. Molto più mortale, “mortalitas magna”. Dio punisce per i comportamenti: “fatalitas”, proprio perché viene da Dio. Petrarca descrive la peste nelle “Lettere Familiares” che gli toglie amici e Laura (1348), gli sconvolge l’animo e scrive versi colmi di dolore.

Petrarca scrive un’opera di quattro libri in latino fatta interamente di invettive contro i medici, un’invettiva contro la cosiddetta superiorità della medicina sulle altre scienze. Molti medici sacrificano la propria vita osservando e descrivendo il male (Gentile da Foligno). Vi è una crescita delle facoltà di medicina e nasce il medico condotto, retribuito dai comuni.

L’incontro con i docenti universitari, di alta valenza culturale, è stato seguito da un pubblico numeroso, attento e interessato a questo argomento tanto vicino alla recente tragica pandemia.

Una degna e pittoresca conclusione è giunta dallo splendido tramonto, immortalato da Anna Maria, che ha infuocato Casa Petrarca, anch’essa testimone della pestilenza.

Relazione di Giuseppina Mazzotti e Massimo de Rigo.

Foto dei soci.

Presentazione del saggio storico “La Peste Nera”

Contagio, crisi e nuovi equilibri nell’Italia del trecento

Il Medioevo racconta la sua pandemia.

Nell’autunno del 1347 l’Italia, prima tappa occidentale dei commerci provenienti dal Mar Nero, fu la porta d’ingresso in Europa di una pandemia dalle conseguenze devastanti: da sud a nord, nel giro di poche settimane, la peste decimò città e campagne come mai era avvenuto. Nonostante l’inadeguatezza delle conoscenze sanitarie, la società dell’epoca, dopo l’iniziale shock, seppe mettere in atto meccanismi di reazione in numerosi ambiti: le istituzioni adottarono specifici provvedimenti per limitare il contagio e i disagi dei sopravvissuti, mentre nei decenni successivi una diversa distribuzione delle ricchezze portò alla ribalta politica ed economica individui e gruppi sociali in precedenza esclusi.
La peste non causò il collasso di un mondo, ma generò nuovi equilibri che consentirono di convivere con il periodico ripresentarsi della malattia; una storia che, a distanza di secoli, non smette di riguardarci.
Lo spazio.
La presentazione del libro avviene nell’esclusivo spazio di Casa Petrarca che conserva le imprese viscontee legate al Poeta e a Gian Galeazzo. Fu la prima scrittura sulla peste di Petrarca che spinse Boccaccio a completare la sua interpretazione di come il 1348 divenne l’anno in cui il loro mondo cambiò.
 
Ingresso a offerta libera e prenotazione obbligatoria a: info@csapetrarca.it

Corso di scrittura creativa – seconda edizione 2023

CSA Petrarca Onlus è lieto di organizzare la Seconda Edizione  del Corso di scrittura creativa nell’esclusivo spazio di Casa  Petrarca. A cura di Ezio Gavazzeni, scrittore Mursia edizioni  di romanzi storici, thriller, gialli e noir.  

Il corso ha come scopo di mettere in condizione il partecipante  di passare dallo scrivere per se stessi allo scrivere per gli altri  con tutto ciò che questo implica: costruzione della trama, dei  personaggi, dello stile narrativo e altro ancora.  

Tra i vari argomenti trattati nel corso anche la sceneggiatura  per teatro, cinema e tv.  

Presenzieranno inoltre scrittori, giornalisti, librai ed editori, sia  di persona che da remoto.  

Nove incontri di 90 minuti ogni mercoledì dal 18 gennaio  2023 ore 18/19.30.  

Iscrizioni e sede del corso: Villa Linterno del Petrarca – Via F.lli  Zoia,194 Milano  

Iscrizioni :contributo spese e quota annuale iscrizione a CSA  Petrarca Euro 40  

Info : Elda Ghibaudo 3396105826 / info@csapetrarca.it Grande novita! Concorso letterario “Noir Medievale” dalla  trama al romanzo personaggi e intrecci ambientati nel Ducato  di Milano. In una situazione lontana nel tempo, ma ancora di  attualità e di grande fascino e mistero.

Buone Feste dai volontari del CSA Petrarca

Tratto dal I libro del ‘De vita solitaria’ in cui il Poeta esalta la solitudine come libertà dello spirito, 

propizia all’attività intellettuale.    

…Stare come in un posto di vedetta, osservando ai tuoi piedi le vicende e gli affanni degli uomini, e vedere ogni cosa – e particolarmente te stesso – passare con tutto l’universo; e non dover sopportare le molestie di una vecchiaia furtivamente insinuantesi, prima di averne sospettato l’appressarsi (questo accade a tutte le persone indaffarate), ma vederla molto tempo prima, e prepararle un corpo sano e un animo sereno. Sapere che questa non è la vita, ma l’ombra della vita; un albergo, non una casa; una strada, non la patria; una palestra, non una stanza. Non amare ciò che è transitorio e desiderare ciò che rimane: ma finché quello ci è accanto, sopportarlo in pace. Ricordar sempre di essere mortali, cui tuttavia è stata assicurata l’immortalità. Far andare indietro la memoria, vagabondare con l’animo per tutti i tempi, per tutti i luoghi; fermarsi qua e là, e parlare con tutti quelli che furono uomini illustri; dimenticare così gli autori di tutti i mali che ci sono accanto, talvolta anche noi stessi, e spinger l’animo tra le cose celesti, innalzandolo al di sopra di sé; meditare su ciò che lì accade, accendere con la meditazione il desiderio, ed esortare per converso te stesso, accostando al tuo cuore già in fiamme le fiaccole, per così dire, delle parole ardenti. È questo un frutto – e non è l’ultimo – della vita solitaria: chi non l’ha gustato non l’intende… 

…e verso gli antichi non essere ingrati, ma render noti i loro nomi se sconosciuti, farli ritornare in onore se caduti in dimenticanza, trarli fuori dalle macerie del tempo, tramandarli alle generazioni dei pronipoti come degni di rispetto, averli nel cuore, averli sulle labbra come una dolce cosa…

Francesco Petrarca (dal I libro del ‘De vita solitaria)

Il racconto della Conferenza “Myriam di Magdala” a Villa Linterno del Petrarca

Maria Maddalena, la prima testimone della Resurrezione di Cristo, l’apostola degli apostoli, così come viene definita nella felice espressione di san Tommaso d’Aquino, era presente a Casa Petrarca sabato 19 novembre 2022. 

L’incontro dedicato a questo affascinante e misterioso personaggio ha riempito la sala di attenti e appassionati spettatori.

Il presidente del CSA Petrarca, Massimo de Rigo, ha salutato i presenti, ricordando il borgo della Maddalena, presso il fiume Olona, dove in piazza De Angeli, sorge la colonna devozionale dedicata alla santa, nel luogo in cui sorgevano la chiesa e l’hospitale templari. 

Si è quindi entrati nel vivo, con la relazione di Roberto Gariboldi, che ha descritto i rapporti tra l’ordine certosino e la figura della Maddalena. Questo ordine monastico, fondato da san Bruno nel 1084, aveva, ed ha, nella figura di Maria Maddalena una delle principali figure di riferimento. In ogni certosa non manca mai una cappella dedicata alla santa e non mancano mai raffigurazioni pittoriche e scultoree che testimoniano l’affetto di questi monaci bianchi per lei. La chiave di tutto questo è l’amore, quell’amore che la Maddalena ha riversato senza limiti per Cristo: lei è presente nei momenti salienti della sua vita, non l’abbandona mai e, come detto, diventa la prima testimone della Resurrezione, colei che viene scelta per dare questo sconvolgente annuncio agli apostoli. Altro motivo che spinse i certosini a scegliere la Maddalena come figura di riferimento è la vicinanza della grotta della Sainte-Baume dove, secondo la tradizione, trascorse gli ultimi trenta anni della sua vita terrena.

La seconda relazione, a cura di Maria Maffucci, ha illustrato con grande dovizia di particolari, la figura di Maria di Magdala attraverso i secoli, partendo dall’analisi dei vangeli apostolici e da quelli apocrifi: solo questa base di citazioni basterebbe a farci amare questo personaggio per la sua fedeltà e dedizione. La relatrice non ha mancato di parlare anche della ‘Legenda Aurea’ di Jacopo da Varagine, dove viene tracciata una biografia ripresa per secoli e fonte di ispirazione di poeti ed artisti.

Naturalmente Maria Maffucci ha sottolineato come su questa figura si siano scritte le cose più inverosimili che, qualche volta, rendono complesso il districarsi e ricercare la verità. La relatrice ha annunciato anche la prossima uscita di un suo libro, frutto di anni di ricerche, dove sono approfonditi gli argomenti toccati sinteticamente nella relazione.

Al termine dell’incontro, l’attrice Laura Viganò ha recitato, con la sua consueta capacità artistica, l’Elogio di Maria Maddalena di Francesco Petrarca, dove il Poeta dimostra l’amore per questa figura che dell’amore ha fatto il perno della sua vita.

L’uditorio ha seguito con grande interesse quanto esposto dai relatori, aiutati dalle immagini di artisti che nel corso dei secoli hanno raffigurato l’eroina del nostro incontro.

Roberto Gariboldi – CSA Petrarca

L’eco del Petrarca, il racconto del concerto a Casa Petrarca

Sabato 12 Novembre 2022 Casa Petrarca è stata palcoscenico di un grande evento musicale: un Concerto per arpa e flauto che, grazie anche ad un’acustica perfetta, ha coinvolto con entusiasmo un numerosissimo pubblico.
Dopo la presentazione da parte di Massimo de Rigo, Presidente del CSA Petrarca Onlus, è intervenuta Lucia Martinelli, ideatrice del progetto “Musica nell’aria”, grazie al quale la musica è uscita dai luoghi istituzionali dove solitamente viene eseguita, diventando così uno strumento di divulgazione senza alcuna limitazione.
I due musicisti protagonisti, Manuel Zito (all’arpa) e Paolo Bove (al flauto), hanno poi saputo ricreare con grande virtuosismo e bravura le atmosfere più emozionanti di un selezionato panorama musicale internazionale, alternando arie di opere indimenticabili, a brani classici della cultura popolare, e proponendo composizioni di loro creazione: non meno accattivanti ed apprezzatissime dal pubblico.
Laura Viganò ha allietato, con il sottofondo musicale dei due strumenti, la fase iniziale del Concerto recitando la prima rima del Canzoniere, e la fase finale leggendo uno dei sonetti più celebri di Petrarca: “Solo et pensoso” (Canzoniere 35).
Al termine, fragorosi applausi e ripetute richieste di “bis” da parte del pubblico hanno donato a questo evento un’impronta indelebile.
Ringraziamo Andrea Bonetti (Presidente commissione cultura Municipio 7) e Lucrezia Ferrero (Consigliera Municipio 7) per la loro gradita partecipazione.