«Il restauro non tiene conto delle peculiarità per cui Linterno è diventato un monumento nazionale – denuncia a Mi-Tomorrow Massimo De Rigo, presidente di Csa Petrarca –. Studiando bene le carte per i progetti dei canali di Expo, abbiamo constatato che le aree accanto a Linterno sono ancora tutte private: con un Piano di Governo del Territorio piuttosto volubile, che cambia quasi ogni anno, pensiamo che possa essere l’edificabilità di queste aree, molto produttive dal punto di vista finanziario, il motivo per cui non viene particolarmente apprezzata questa memoria petrarchesca».
A che punto è il cantiere?
«Doveva essere consegnato prima per Expo, poi a fine 2015, ma ancora non se sa nulla: i lavori sembrano fermi e non sappiamo perché. In generale, si è andati oltre i (buoni) propositi di mettere in sicurezza la cascina: la struttura è stata rivista completamente, dalle fondamenta ai tetti, e ora non ci sono più soldi per il restauro vero e proprio».
Motivo?
«La filosofia è semplice: tutto quello che emerge da quella cascina è giudicato meritevole di conservazione al pari di memorie che hanno magari 600 anni o anche più».
Tutto giusto, sulla carta…
«Non del tutto: alcuni affreschi, riemersi grazie a nostri sopralluoghi, verrebbero, per esempio, coperti da tinteggiature banali. Ci è stato detto che questo diverrà un luogo delle memorie agricole, ma noi temiamo che, cancellando le tracce del passato petrarchesco, si voglia solo sfrattare l’inquilino più illustre di Linterno per interessi non chiari».
Se c’è una documentazione così ricca, perché Linterno non viene considerato luogo di cultura?
«Lo chiedo io a lei: forse negli anni abbiamo trovati interlocutori sbagliati. L’ignoranza e la superficialità hanno fatto sì che Linterno fosse considerata al pari di una delle tante cascine tradizionali del panorama lombardo, ma non è così».
Perché?
«Il binomio Linterno-Petrarca è andato avanti fino a inizio Novecento e oggi la cascina è l’ultima località petrarchesca superstite a Milano, considerando che a Sant’Ambrogio c’è solo un lapide, a San Simpliciano più nulla».
Cosa chiedete al Comune?
«In 25 anni ho parlato con assessori alla Cultura di ogni colore politico: con alcuni c’è stato un dialogo, con altri sono state organizzate iniziative interessanti, mentre da parte dell’attuale Giunta c’è stata un’incomprensibile chiusura.
È stata anche rifiutata la proposta (a costo zero) di un museo interattivo, finanziato dal Touring Club e da uno sponsor privato, che nel frattempo, dopo anni d’attesa, ha deciso di andare all’estero».




