Liudda Campese, studiosa delle ‘Tre Corone’ della lingua italiana, ci parla di Boccaccio, in cui la beffa e l’astuzia sono un’efficace modello di affermazione personale all’interno della società borghese mercantile del ‘300, individualista e spregiudicata.
Perché un caffè letterario a Casa Petrarca.
Questa formula aggregativa può essere vista come effetto della domanda sociale di Cultura, in un’epoca in cui si privilegiano i numeri rispetto alla qualità. Il costume del conversare, inteso classicamente come “dialettica” tra gli amanti della Cultura – è il cosiddetto ‘metodo socratico’, ossia il metodo con cui Socrate, secondo quanto riportato da Platone, portava il suo interlocutore a giungere a una verità in maniera autentica – semplicemente aiutandolo a dialogare.
Riproporre a Linterno/Infernum, la dimora più genuina di Petrarca, questo salotto letterario vuole fare rivivere tra le mura del Poeta il processo dell’espansione culturale all’origine dell’Umanesimo.
Le letture.
Se il nome “Decameron” indica una narrazione delle cento novelle in dieci giorni, uno sguardo più ravvicinato sulla cronologia e sull’organizzazione interna del libro può darci molte informazioni su come Boccaccio scelga di distribuire i propri testi, e sulle interpretazioni possibili di tale organizzazione.
Boccaccio mette al centro della narrazione i mercanti. Tuttavia non li idealizza, anzi, ne mette in risalto gli aspetti positivi e negativi: intende rappresentare tutti gli aspetti della realtà. La beffa è per Boccaccio un’efficace modello di affermazione personale all’interno della società borghese mercantile del ‘300, i i cui fondamenti sono l’individualismo e la competitività spregiudicata.